La famiglia MH e i rifugiati

Per un bel commento generale sul tema, vedi l'articolo di Simonetta Caratti

Il rapporto della famiglia con la questione dei rifugiati merita un approfondimento, nel senso che spesso si dimentica che i "nostri (quelli dei "prima i nostri") non sono sempre stati tra i nostri...
Il nome Hurst di mia moglie Samia origina dall'Inghilterra. La storia che mi è stata raccontata dal Padre di Samia, André Hurst, è che i suoi antenati dovettero lasciare il Regno Unito dopo essersi mostrati troppo entusiasti della Rivoluzione Francese. Con l'ondata controrivoluzionaria, furono considerati persone non grate e arrivarono in Svizzera, nel Canton Berna, dove cominciarono una tradizione contadina e poi operaia, per il Nonno paterno, che si trasferì a Ginevra durante la crisi degli anni '30 per trovare lavoro nelle fabbriche della Francia limitrofa (allora i flussi erano in senso inverso).

La storia della famiglia Majno, accolta in Svizzera nell’ottobre 1943 è brevemente raccontata qui, dove si possono trovare ulteriori dettagli.

Quella della nostra famiglia comune data dall'inverno 2015 ed è essenzialmente stata costruita da Samia, che ha rivisto questo testo. È stata resa possibile dal fatto che la nostra casa di Ginevra è molto spaziosa (con la nostra preoccupazione di diminuirne l’impatto ecologico occupandola appieno), e che dopo i primi 3 anni di convivenza il nostro nuovo nucleo aveva raggiunto una buona stabilità. 
Abbiamo sentito parlare nel 2015 del programma dell’OSAR di accoglienza dei rifugiati in famiglie volontarie. Samia si è informata, e le è stato detto che il programma era agli inizi, e che saremmo stati ricontattati. Era un periodo di alta sensibilità (ricordiamo la foto del militare turco con tra le braccia il corpo del piccolo bambino annegato) e Samia, nell’attesa, aveva sentito un’associazione che si occupava di richiedenti siriani, e abbiamo accolto attorno al Natale 2015 due sorelle (13 anni) e la loro zia, di una famiglia di 7 che hanno potuto lasciare legalmente Damasco grazie all’intercessione di un loro famigliare. Sono restate con noi fino alla primavera, quando è stata trovata per tutti loro una piccola casa nella campagna al confine con la Francia. Il resto della loro storia può essere seguito qui.

   Partite le tre richiedenti Siriane, Samia è tornata all’OSAR. Le è stato detto che il programma sfortunatamente era limitato solo ad alcuni cantoni, e l’assegnazione era improbabile. Samia ha insistito e, sentito che Ginevra era uno di questi, ha richiesto quali altri requisiti fossero necessari. Dopo qualche giorno, ci fu risposto che dovevano disporre un bagno solo per loro. A Ginevra, città con una forte pressione sugli alloggi, è una condizione quasi proibitiva, ma si dava che per noi fosse possibile. Sarebbero dunque tornati a noi.
Passata qualche settimana Samia richiama: dopo studio del dossier, non qualificavamo perché lavoravamo tutti e due a tempo pieno, nonostante la presenza di una governante in casa per i nostri figli. Ci è parso evidente che le condizioni da riempire fossero un bersaglio che si continuava a spostare. Samia non ha demorso, ha scritto all’allora Consigliere di Stato Mauro Poggia (rappresentante del Mouvement Citoyen Genevois equivalente della Lega; ha ora lasciato la legislatura dopo due mandati e con un bilancio molto positivo, in particolare durante la pandemia), e dopo poco siamo stati chiamati dall’ OSAR se avessimo potuto accogliere 3 fratelli eritrei (due sorelle allora di 26 e 24, e un fratello di 21 anni), con un passato molto difficile (e per certi aspetti tragica) di lavoro obbligatorio nell’esercito, passaggio attraverso il Sahara, la Libia, Lampedusa e l’Italia. Sono ancora da noi, nel frattempo la nostra figlia più grande ha liberato il bi-locale che avevamo disposto per lei nel semi-interrato della casa, e la più grande dei tre fratelli vi si è trasferita quando le è nata una figlia.  

Sviluppi: La sorella grande, che già parlava piuttosto bene il francese, ha fatto uno stage in una casa di riposo, dove è stato riconosciuto un suo vero talento per l’assistenza alle persone anziane; le è stato offerto un apprendistato e ora lavora come aiuto infermiera. La sorella più giovane ha dapprima fatto una formazione di pasticciera, per la quale era dotata ma dove ha incontrato forti resistenze (al confine del mobbing razziale). Ha poi portato a termine una formazione di parrucchiera, mestiere nel quale ora lavora a tempo pieno, contenta. Il fratello, tenuto per più di un anno in un ostello senza un corso di lingua (sic!) è stato più lento nell’imparare il Francese, che ora parla accettabilmente, e sta facendo uno stage come falegname.  

 Qualche considerazione importante: 
 -I tre fratelli che ci sono stati assegnati sono persone di notevole qualità umana (non deve stupire: dai dettagli delle loro storie, il viaggio è una selezione, come ben mostra il film “Le nuotatrici”, o il libro "Nel mare ci sono i coccodrilli"), sono riconoscenti e rispettosi delle regole del vivere assieme (pulizia delle loro stanze e del bilocale). 
- Non tutti i momenti della convivenza sono stati facili, in particolare nel 2017 con una Governante proveniente da una cultura diversa; non ci sono problemi con la nuova Collaboratrice famigliare. 
- Fin dall’inizio abbiamo ricevuto un contributo di 450.- /mese per persona accolta. Ha permesso di affrontare i corsi di lingua per il fratello (il rimborso per regolamento interrotti dopo qualche mese e la scuola di parrucchiere della sorella, ma stava a noi decidere del suo uso. Il valore locativo della nostra casa tiene conto degli spazi affittati.
-  Certo l’aver spazio in casa, ed ora un piccolo appartamento indipendente, ha facilitato le cose perché possono cucinare in maniera autonoma. 
- In queste condizioni, l’impegno diretto della famiglia è stato variabile a seconda degli avvenimenti, ma a dire di Samia, che se ne è occupata per la gran parte, non proibitivo: per consigli, pratiche amministrative, contatti con i Servizi Sociali, occasionalmente aiuto per i compiti delle scuole.
Non ho dato i loro nomi o più dettagli della loro storia perché temono problemi per la loro famiglia in Eritrea.

Per una visione più generale dell'acoglieza dei migranti nelle famiglie, rimando all'articolo di Simonetta Caratti ne "laRegione", accessibile qui.

Brissago, aggiornato l'11 novembre 2023  
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